La prima volta che ho osato pronunciare la parola “shabby chic” al cospetto di amici e parenti, le reazioni sono state le più disparate: qualcuno mi ha lanciato uno sguardo a metà tra il curioso ed il diffidente, qualcun altro si è diplomaticamente defilato cambiando argomento e, soprattutto, interlocutore … e c’è stato, persino, qualcuno che non ha esitato ad apostrofarmi esclamando in tono saccente: “Ma quale shabby chic?Si dice Sharm el Sheik!”. Ma il più esilarante dei riscontri è giunto proprio dal mio ometto riccioluto che, dall’alto dei suoi tre anni, mi ha chiesto con un’ingenuità disarmante: “Mamma, shabby chic è un amico di Spiderman?”.
Ebbene, checchè ne dicano amici, parenti e minori con la fissa dei supereroi, posso dirvi con fiera certezza che shabby chic è una particolare tecnica decorativa che si attua su vecchi mobili in legno (si tratta, generalmente, di pezzi di scarso valore commerciale “parcheggiati” in cantina da anni o acquistati per poche decine di euro in un mercatino dell’usato) cui si vuol restituire nuova vita attraverso un restyling dall’aspetto volutamente usurato, sbiadito, imperfetto.
Letteralmente, il termine “shabby chic” significa “trasandato elegante” ed indica uno stile d‘arredo caratterizzato da apparente trascuratezza, ma in cui, in verità, tutto è elegantemente curato nei minimi dettagli. Il termine fu coniato dalla rivista londinese “The World of Interiors” nel 1980, ma lo stile shabby chic divenne popolare solo a partire dal 1989 quando la nota designer anglo-americana Rachel Ashwell avviò il suo primo negozio, a Santa Monica (in California), denominato, per l’appunto, “Shabby Chic” e specializzato nella vendita di mobili, tessuti e complementi d’arredo in stile shabby chic. Negli anni immediatamente successivi, la designer si dedicò all’apertura di nuovi punti vendita ed alla creazione di nuove linee di prodotti in stileshabby chic, come biancheria da letto, paralumi ed accessori per neonati. Autrice di libri ed ospite in diverse trasmissioni televisive, a Rachel Ashwell si deve la grande diffusione dello stile shabby chic negli Stati Uniti.
In verità, le origini dello shabby chic non vanno ricercate oltreoceano bensì nella Francia di Luigi XV, dov’era in voga la tecnica decorativa nota come “decapè”, consistente in quella peculiare finitura dall’aspetto volutamente invecchiato e rovinato che lascia intravedere le venature del legno o lo strato di vernice sottostante. Più propriamente, la decapatura (dal francese “decapar” che significa “togliere la cappa, la copertura”) veniva effettuata allo scopo di preservare il legno dagli attacchi dei tarli: il mobile veniva, preliminarmente, lavato con della soda al fine di ottenere l’apertura dei pori e delle venature del legno e procedere così alla rimozione di vernici ed impurità; successivamente, sulla superficie del mobile veniva stesa una mano di calce che aveva la proprietà di disinfettare, consentendo di debellare gli scomodi insetti.
Tornando alla tecnica decorativa dello shabby chic, essa privilegia le tonalità chiare (quali il bianco, l’avorio, il crema, il tortora ed il grigio) come anche le tinte pastello (quali il rosa antico, il verde salvia, l’azzurro polvere, il glicine). Il cromatismo è tenue, sbiadito e polveroso in modo da rendere l’idea dell’invecchiamento; la vernice presenta, qua e là, graffi e scrostature che evidenziano la vernice sottostante o semplicemente il colore naturale del legno in modo da rappresentare i segni dell’usura, del logorio, del “vissuto” del mobile; le pennellate sono visibilmente imprecise e grossolane quasi a voler sottolineare l’idea dell’apparente trascuratezza che è alla base di questo stile.
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I mobili decorati con la tecnica shabby chic vengono generalmente collocati in contesti arredativi caratterizzati da tessuti e complementi in tema. I tessili, in lino o cotone, presentano colori tenui (bianco, beige, tortora, grigio) o tinte pastello, delicate fantasie floreali o l’intramontabile motivo toile de jouy; pizzi, merletti e ricami la fanno da padroni.
I soffitti e le pareti degli ambienti shabby chic sono tinteggiati in nuances chiare o pastello; frequente è anche la posa di carta da parati con motivi floreali o a strisce, verticali od orizzontali. I lampadari sono importanti e d’impatto: in ferro battuto, ottone o bronzo, essi sono impreziositi da cristalli pendenti o da decorazioni floreali.
Dal punto di vista dei materiali, al legno si accompagna spesso il ferro battuto, che ritroviamo nelle testate dei letti, nei tavoli e nelle sedie (soprattutto, quelli da collocare in terrazza o in giardino), nelle mensole, nelle etagere e nelle librerie, ma anche nei piccoli oggetti d’arredo come lanterne e gabbiette decorative.
Le credenze e le vetrinette in stile shabby chic pullulano di vasi ed utensili in latta, porcellane vintage con delicati motivi floreali e ceramiche dalle tinte chiare o pastello. In ogni angolo sono posizionati candelieri antichi e candele di ogni forma e dimensione; fiori, freschi o secchi (in particolare, ortensie, rose e lavanda), e ghirlande artigianali di fiori o soltanto di rametti intrecciati. Alle pareti sono appesi quadri con temi bucolici o floreali , fotografie vintage in bianco e nero, specchiere e cornici dal sapore barocco rivisitate in chiave shabby chic.
Lo shabby chic non è soltanto una tecnica decorativa ed uno stile d’arredo, ma può anche considerarsi una filosofia di vita, improntata al recupero ed al riciclo di mobili ed oggetti del passato da reinterpretare e riportare al presente (beh…io l’ho simpaticamente ribattezzata come filosofia del “non si butta via nulla”!). Ante di porte e finestre possono trasformarsi in testate di letto, attaccapanni o semplici pannelli porta fotografie; un’antica sedia con la superficie scrostata e la seduta bucata può diventare un originale porta piante da collocare in terrazza o in giardino; una vecchia scala in legno appoggiata su una parete del bagno può fungere da porta asciugamano. Alla base dello shabby chic vi è, in sostanza, la spiccata esaltazione del recupero di pezzi del passato che è possibile (oltre che piacevole!) riportare in vita attraverso una loro rivisitazione creativa.
Esistono ben quattro varianti dello stile shabby chic: il cottage chic, il beach cottage chic, il french chic (o country chic) ed il gustaviano svedese…ma non temete, ci sarà tempo per continuare a tediarvi! A queste particolari declinazioni dello stile shabby chic, infatti, ho pensato di dedicare un apposito post che pubblicherò a data da destinarsi (non vi libererete facilmente di me e dello shabby chic!).
Ma, soprattutto, mi preme segnalarvi che il prossimo post avrà ad oggetto un mio personale tutorial illustrato sulla tecnica decorativa dello shabby chic applicata ad una vecchia (ma tanto carina, vi assicuro!) angoliera acquistata (per poche decine di euro) in un mercatino dell’usato della mia città.
Vi lascio con le immagini di una mia recente e modesta opera di recupero e vi auguro una serena settimana.
A presto!
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